In questi giorni di calura estiva, la voglia di stare davanti ad un pc o ad un televisore è molto poca. Approfittando così delle ferie e dell’aria condizionata, ho passato un po' di tempo con la mia Nintendo Switch giocando ad un titolo che avevo abbandonato per la sua enorme difficoltà e per il poco tempo che potevo dedicarci: Cuphead.
Una Tazzina?
Tutti conosciamo il titolo dei MDHR studio: fatto per ricordare i primi cartoni animati americani disegnati ad acquerello come le Silly Symphony della Disney, Cuphead racconta la storia di una tazza di caffè “vivente” che si gioca la sua anima durante una partita a dadi col diavolo, e lo stesso diavolo gli propone un patto: il suo contratto verrà annullato se riuscirà a recuperare le anime di altri personaggi che non hanno pagato il loro debito. Il gioco all’inizio è stato esclusiva console Xbox One, poi via via è stato rilasciato su tutte le console, compresa ultimamente la PlayStation4. Ma non è del gioco in se che voglio parlare, ma di quanto esso sia, in fondo, una metafora della vita che noi esseri umani viviamo ogni giorno.
Corri ragazzo laggiù
Come in CupHead infatti, la vita può essere divisa in due parti importanti: La sezione Run&Gun e la lotta contro i Boss. E se questa mia affermazione vi fa ridere, aspettate e leggete le motivazioni che mi hanno portato a pensare questo. Ogni giorno noi dobbiamo alzarci e “correre” per ottenere qualcosa. Che sia il lavoro, che sia l’amore, le amicizie. Tutte le sante mattine che i nostri piedi toccano il pavimento, ci toccherà correre un percorso ad ostacoli pieno di insidie e pericoli, che dovremo “far fuori” in ogni modo per tirare avanti. E molte volte ci capiterà di sbagliare e perdere la nostra chance di successo, dovendo ricominciare tutto da capo. Non vi sembra una similitudine molto forte con i livelli Run&Gun? Sarà praticamente impossibile finirli al primo tentativo. Gli ostacoli sono spesso inaspettati e vari, con premi nascosti che per raggiungerli ci richiederanno impegno e intelligenza. E sbagliando potremo metter su quell’esperienza che ci farà finalmente finire il livello, o nel caso della vita, crescere moralmente e intellettualmente.
The Boss
I livelli dei Boss rappresentano invece gli ostacoli enormi che la signora Vita ci pone ogni giorno davanti: un malanno, una perdita, una calamità naturale. Per poter sconfiggere questi “mostri” dovremo impegnare tutte le nostre forze fisiche e mentali, pena una “fine” definitiva. Un parallelismo forte con quanto è accaduto in Italia durante il lockdown, no? Il Virus che doveva essere sconfitto, noi che combattevamo stando chiusi in casa, i medici e gli infermieri negli ospedali e nelle terapie intensive, gli errori, le correzioni… La vita. Chi definisce i videogame un mero “prodotto” per bambini, non riesce invece a cogliere queste sfumature che ogni gioco contiene. Ed è bellissimo fermarsi a pensarci su, e scoprire che in fondo la vita è un enorme videogame.
E voi cosa ne pensate? Avete mai fatto paragoni fra la vita ed i videogame? Fatecelo sapere nei commenti!